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«Sono per sei decimi artista e per quattro decimi avventuriero» diceva di sé Stevenson. È forse per questo che l'autore scozzese costituisce un tassello letterario inclassificabile rispetto alla produzione artistica precedente e successiva, in cui la perfezione dello stile, un sentimento ancestrale del destino umano e la prodigiosa fertilità della fantasia si combinano miracolosamente in una formula segreta tutta luce e calore, atmosfere esotiche e un senso grave ma mai disperato della vita. La raccolta di sedici scritti qui proposta è quanto di più vicino a un'autobiografia l'autore abbia mai scritto - memorie d'infanzia e di collegio, ritratti di parenti e amici scomparsi, considerazioni (spesso polemiche) sulla letteratura, consigli a chi voglia diventare scrittore e due veri e propri manifesti letterari (uno di questi scritto in contemporanea all'"Isola del tesoro" e una sorta di guida alla sua lettura) - ed è di sicuro la più indicata per chi voglia scandagliare alla fonte e afferrare il felice e misterioso equilibrio a cui questo maestro ineguagliato seppe dar vita.